A suo tempo, una prima scoperta fu fatta da monsignor Luigi Alfonso (Genova, 1911 - 2003), parroco di San Siro di Viganego in Val di Lentro dal 1940 fino alla morte.
Membro del consiglio presbiterale diocesano e canonico onorario della basilica delle Vigne, fu storico e studioso della storia genovese, e non solo della Curia, partendo dai documenti custoditi presso l’Archivio di Stato e negli archivi parrocchiali. Nel suo libro Tomaso Orsolino: e altri artisti di 'Natione Lombarda' a Genova e in Liguria dal sec. XIV al XIX (Biblioteca Franzoniana, 1985) riportò gli estremi di una documentazione del 1618 esistente presso l'Archivio di Stato di Genova, riferita alla commissione di statue marmoree raffiguranti la scena dell'Annunciazione da parte del “sac. Vincenzo Pigato rettore della chiesa dei Santi Nazario e Celso di Arenzano” e dei “massari” Domenico Savignone e Damiano Enrile allo scultore “Giovanni Orsellino di Battista”.
L'atto redatto dal notaio Giacomo Cuneo l'11 gennaio 1618 precisava le dimensioni del gruppo scultoreo, i tempi di realizzazione e il compenso dello scultore. Questo artista altri non era che Giovanni junior della nota famiglia Orsolino della comasca Val d'Intelvi, scultori e commercianti di marmi; nato a Ramponio nel 1578 (dove morì nel 1660), era già attivo a Genova nel 1600 con il padre Battista nei lavori della cappella Imperiale nella chiesa di S. Siro. Insieme al cugino Tomaso, firmò nel 1616 la statua della Madonna con Gesù Bambino nella cappella di S. Maria delle Vigne. Purtroppo fino ai tempi recenti gli studiosi hanno ritenuto che le statue della Vergine, dell'Angelo annunziante e di Dio Padre fossero state collocate nella chiesa parrocchiale arenzanese, dove esisteva almeno dalla fine del '500 una cappella dedicata all'Annunciazione, anche se il bombardamento aereo dell'agosto 1944 comportò la distruzione della composizione scultorea della scena del mistero evangelico... che era di legno intagliato, anche se di ottima scuola! E che le statue del santuario mariano alle Olivette fossero di ignota fattura e altrettanto sconosciuta provenienza (si ipotizzò persino un fortunoso arrivo via mare da lidi lontani...).
Fortunatamente la nota del reverendo Alfonso non era sfuggita alla professoressa Francesca Fabbri, di Santa Margherita Ligure e trapiantata in Germania, che doveva pubblicare un saggio sul monumento funebre al maresciallo di Francia Jean Baptiste d'Ornano e alla consorte Marie de Montlor a Aubenas in Ardéche (Francia) per la collana editoriale Studi di Storia dell'Arte (Ediart Todi, 2006, n°17). Questo cenotafio era stato realizzato da Giovanni Junior e Cristoforo Orsolino dal 1635 al 1638. Per una comparazione tra la opere del medesimo artista, la prof. Fabbri si recò a visionare l'opera francese, incaricando un amico con radici arenzanesi di realizzare un servizio fotografico sull'Annunciazione di Arenzano. Senza il minimo indugio il dott. Giuseppe Gazzola (che lavora negli USA, ma che si trovava temporaneamente in paese presso i famigliari), memore delle esperienze di vita infantile in Arenzano, si recò senza indugio alle Olivette e, chiesto il permesso all'allora rettore don Vittorio Tregambi, fotografò il gruppo statuario inviando numerose e dettagliate immagini alla prof. Fabbri.
Quest'ultima non poté che constatare gli elementi identificativi che suggellano la paternità dell'importante composizione artistica nostrana, svelando finalmente la misteriosa storia delle diafane immagini che tanta devozione hanno suscitato in generazioni di Arenzanesi: dando finalmente un senso a quell'atto notarile di 400 anni fa e al rinvenimento di mons. Alfonso.
Venuti a conoscenza del pregevole saggio della prof. Fabbri (che, contattata, gentilmente ha fornito altri elementi di valutazione dell'opera), a nostra volta ci siamo attivati per rintracciare ed analizzare ulteriormente il documento originale e altre carte d'archivio, verificando che i massari Savignone ed Enrile erano proprio quegli illustri concittadini che all'inizio del Seicento si prodigarono per il bene “sempre maggiore” del santuario dell'Annunziata, e i cui nomi, con quello del parroco del tempo, Vincenzo Pigato, compaiono tuttora scolpiti nel marmo della lapide conservata nel santuario.
A futura memoria, finalmente!
L. Giacchero per HASTArenzano su VITARENZANESE, raccolta 2015